lunedì 27 luglio 2009

Note from the Farmer

Probabilmente è troppo presto per trarre conclusioni sull'ultimo album, "The last Farmer". Forse inutile, dato che opere di questo tipo fanno di tutto per sottrarsi alle geometrie del linguaggio. Tuttavia ritengo opportuno e interessante, sicuramente più per me che per altri, chiarire alcune tappe di questo nuovo percorso, che vede il paesaggio al centro dell'indagine artistica. The last Farmer si presenta molto più destrutturato rispetto al precedente Ep Ornitology, questo perchè l'ultimo lavoro è più fedele e attento alla descrizione paesaggistica che vuole tentare. Il paesaggio descritto è quello rurale, naturale se vogliamo essere più chiari ma anche più imprecisi. Questo paesaggio però non è descritto nel suo insieme, attraverso le masse, ma attraverso il frammento e il dettaglio. Parlando con un amico e spiegandoli il perchè la musica elettronica sia così adatta nella descrizione della natura e del paesaggio, più di quanto non lo sia la musica in senso classico; lui affermò con sicurezza che questo avviene perchè nei fili d'erba, nelle cortecce frantumate, nel pulviscolo ecc..noi cogliamo un processo, un' azione dinamica, interazione di particelle e parti di cui cogliamo immediatamente la fugacità e l'immediato divenire nel tempo. Mentre in strutture più ordinate, quali un albero ad esempio, noi cogliamo meglio l'armonia e la durata e anche la staticità. Questo non significa che l'albero non risponda alle leggi dell'azione e del tempo, tuttavia risponde meglio anche ad un modello archetipale di ordine e durata. Mentre nella disgregazione degli elementi, ciò che accade a livello del suolo per intenderci, il dinamismo dell'azione è più accentuato. Così le vibrazioni elettriche, paradossalmente, si rendono un interessantissimo veicolo, un mezzo non banale, per l'intepretazione e la rappresentazione sonora della natura. Questo è quello che in The last Farmer ho tentato di fare.

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